Paolo Capuzzo
Anche questa volta, la Comunità Armena di Venezia, piccola di numero ma grandissima per qualità umane ed intellettuali, non ha smesso di stupirci.
Per onorare il 275° anniversario della morte (a Venezia, presso l’isola di San Lazzaro, 27 aprile 1749) dell’Abate Mechitar, fondatore della Congregazione Armena Mechitarista, i Padri Armeni dell’isola di San Lazzaro e il Consolato d’Armenia a Venezia hanno organizzato, a Venezia e a Padova, una serie di eventi religiosi ed artistici, offerti liberamente alla cittadinanza. Al riguardo, un particolare ringraziamento deve essere rivolto a due persone che con il loro quotidiano impegno e la loro instancabile presenza hanno reso possibile tutto questo: al Console della Repubblica Armena, Sua Eccellenza Gagik Surucanian, e al capo della comunità monastica dei padri armeni, Sua Eminenza padre Hamazasp Kechichian.
In uno di questi eventi, la sera del 30 aprile, si è esibito, presso la chiesa di S. Maria del Rosario (in vulgo: “dei Gesuati”) a Venezia alle Zattere, il coro Armeno Sahak-Mesrop di Marsiglia, diretto dal giovane maestro Garik Kiurkchian. Nel concerto, di musica sacra, sono state cantate le opere dell’illustre compositore e sacerdote armeno Soghomon Soghomonian, nato nel 1869 a Cotieo (in latino Cotyaeum) chiamata oggi in turco Kutahya in Anatolia, e meglio noto al mondo come “Komitas”.
Padre Komitas, che è considerato il padre della moderna musica armena, nel biennio 1915 - 1916, fu testimone diretto delle atrocità del genocidio armeno; grazie alla sua notorietà gli fu salvata la vita, ma la sua mente da quegli eventi rimase per sempre scossa; morì in esilio a Parigi nel 1935. Il suo corpo riposa oggi a Yerevan, la capitale armena.
Anche in questa occasione, il coro Sahak-Mesrop si è dimostrato un degno ambasciatore della civiltà armena. Con la sua mirabile interpretazione di brani di musica sacra, ha riempito l’ambiente con un’energia positiva, che ci faceva sentire il cielo più vicino.
Particolarmente originale è stato l’uso del “DUDUK”, uno strumento a fiato, lontano antenato orientale dell’oboe, il cui suono ha qualcosa di speciale, oserei dire di sacro. L’uso del duduk viene fatto risalire già al 1.200 A,C. ed è un simbolo dell’identità nazionale armena.
il coro Sahak-Mesrop si esibirà anche presso la basilica di Santa Giustina a Padova e poi infine nell’isola di san Lazzaro a Venezia.
Grazie ancora alla comunità armena per queste autentiche perle di cultura e di spiritualità che rendono ancora più luminosa Venezia ed il suo territorio.