LA SOLIDARIETA’ DI AL-BUNDUQYYIA ASSADAKAH A MONI OVADIA

    LA SOLIDARIETA’ DI AL-BUNDUQYYIA ASSADAKAH A MONI OVADIA

    Cari amici, che seguite la nostra associazione Al-Bunduqyyia Assadakah, devo confidarvi che sono un ammiratore del maestro Moni Ovadia da circa 40 anni, da quando da giovane studente seguivo i suoi spettacoli teatrali e non me ne perdevo uno; grazie a lui, grande artista ed intellettuale, ho iniziato a conoscere ed apprezzare, pur da “goym”, qualche briciola della cultura ebraica. Lo ho sempre considerato e lo considero quindi un punto di riferimento, per la sua coerenza in chiari e fermi principi morali e perché ha sempre aiutato chi lo ascoltava a sviluppare un pensier critico ed autonomo.

    Oggi ho appreso con enorme amarezza che Moni Ovadia ha deciso di rassegnare le sue dimissioni dalla direzione del teatro di Ferrara, in conseguenza di un vero e proprio linciaggio mediatico a cui stato sottoposto per aver osato criticare, in un video fatto su YouTube con Alessandro Di Battista, il governo israeliano dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre. Moni, che è ebreo, si è sempre battuto contro l’antisemitismo e contro qualsiasi tipo di razzismo, per la pace e la giustizia tra i popoli; come chiunque può vedere nel video, non ha mai inneggiato al terrorismo, anzi ha manifestato piena solidarietà verso le vittime innocenti sia israeliane che palestinesi.

    Dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre, Moni aveva anche rilasciato queste dichiarazioni ad AdnKronos: “la morte anche di una sola persona, sia essa israeliana o palestinese, è sempre una tragedia e va condannata con tutte le forze”….Israele lascia marcire le cose,fingendo che il problema palestinese non esiste, per cancellare la stessa idea che i palestinesi esistano; e la comunità internazionale è complice: questi sono i risultati. Questa è la conseguenza di una politica di totale cecità, di occupazione e colonizzazione. La Striscia di Gaza non è un territorio libero, è una gabbia, una scatola di sardine: è vero che dentro non ci sono gli israeliani, ma loro controllano comunque i confini marittimi e aerei, l’accesso delle merci, l’energia, l’acqua. Non a caso l’Onu aveva già dichiarato Gaza zona ‘non abitabile’». 

    Moni ha espresso quindi un’opinione perfettamente lecita e che personalmente condivido. Tale opinione è stata già in precedenza pubblicamente espressa da autorevoli personalità della società israeliana; ad esempio in data 8 ottobre sul quotidiano israeliano Haaretz è stato pubblicato un editoriale che diceva: “Il disastro che si è abbattuto su Israele durante la festività della Simchat Torah è chiaramente responsabilità di una persona: Benjamin Netanyahu”; nello stesso si condannava “il governo di annessione ed esproprio e una politica estera che ignorava apertamente l’esistenza e i diritti dei palestinesi”. Anche alla Knesset, il parlamento israeliano, tra i banchi dell’opposizione si sono levate alcune voci molto critiche di denuncia alla politica coloniale esercitata nei confronti dei palestinesi; ad esempio, Ofer Cassif, parlamentare del partito Hadash, il quale ha avuto un suo carissimo amico ucciso da Hamas nell’attacco del 7 ottobre, ha pubblicamente dichiarato: “Israele è responsabile in molti modi, ma la sua colpa principale è l’occupazione dei Territori palestinesi che continua. …. per garantire la sicurezza è fondamentale cambiare la situazione. L’unica via percorribile è smantellare del tutto gli insediamenti dei coloni in Cisgiordania, porre fine al regime di apartheid e alle violenze nei confronti dei palestinesi e poi stoppare subito l’assedio imposto alla Striscia di Gaza».

    L’apartheid contro i palestinesi, che in Italia Moni Ovadia condanna da 30 anni e che sembra oggi essere diventata un argomento tabù per il nostro mainstream, è stata confermata anche recentemente da Amnesty International, e solo qualche mese fa anche Tamir Pardo, ex capo del Mossad, in un intervista la ha denunciata affermando:“in uno stesso territorio dove due persone su base etnica vengono processate sotto due sistemi legali diversi, questo è apartheid.” Dichiarazioni pubbliche di questo tenore, pur minoritarie, sono ben presenti in Israele, dove i cittadini restano liberi di esprimerle, senza essere perseguitati per questo. In Italia invece Moni Ovadia per aver manifestato le stesse opinioni sta subendo un pubblico linciaggio, al punto che un senatore di governo ha richiesto le sue dimissioni dalla direzione del Teatro Comunale di Ferrara. 

    Al riguardo Moni ha dichiarato al Corriere: «Fino a ieri ero intenzionato a non dimettermi ma a farmi cacciare, piuttosto. Dopodiché sarei andato in tribunale. Ma, ripeto, non voglio danneggiare il teatro. Non solo, questa situazione si sarebbe ripresentata continuamente, perché questo è il nuovo fascismo: stigmatizzare l’opinione delle persone criminalizzandole…..così venerdì rassegnerò le dimissioni. La maggioranza del Cda e del Consiglio comunale ha comunque gli strumenti per mettermi nell’angolo». Ha poi continuato: «Tutto questo succede solo perché ho espresso un’opinione: sono finito in questa persecuzione, in questa aggressione, solo per questo. Per citare Simone de Beauvoir, io accetto la grande avventura di essere me stesso. Sono fatto così e dal 1994 denuncio le politiche del governo di Israele. Spero che questo mio piccolissimo gesto serva a mettere in avviso cittadini italiani: quando attacchi le opinioni inizi a prefigurare la tirannia. Mi aspettavo che qualcuno delle istituzioni dicesse: posso non essere d’accordo con te, ma hai il diritto di esprimere le tue opinioni. Invece registro anche che l’Italia è il paese con il più alto tasso di vigliaccheria che si possa concepire».


    Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura, ha comunicato al riguardo: «la dichiarazione di Moni Ovadia è quella di una persona libera in un Paese libero. Lui è caduto in un inganno per cui si è ritenuto che abbia espresso la sua opinione in una funzione istituzionale, quella del direttore del teatro di Ferrara, ma in realtà non è così e questo non ha compromesso il teatro. Io chiedo al sindaco dunque di respingere le sue dimissioni. Le dimissioni di Moni Ovadia dal Teatro Comunale di Ferrara, ove ha il ruolo di direttore generale, sono una sconfitta della democrazia e della libertà di pensiero. L’attività culturale, anche per chi rappresenta una istituzione importante, non può essere subordinata a una posizione politica. Il teatro di Ferrara ha raggiunto, con la gestione di Ovadia, ottimi risultati e non è mai stato il palcoscenico di attività politiche del suo direttore il quale, pur valutando l’opportunità di non esporre il suo ruolo per il teatro a critiche per il suo pensiero, non può essere costretto al silenzio al di fuori delle sue funzioni e nessuno può capirlo meglio di me».


    Anche io mi associo alla richiesta di Vittorio Sgarbi e mi auguro che le dimissioni di Moni vengano respinte dal sindaco di Ferrara, non solo per il bene di Ferrara e del suo teatro, ma della cultura e della civiltà nel nostro Paese. A Moni Ovadia va quindi la piena solidarietà mia personale e di tutta la nostra associazione Al-Bunduqyyia Assadakah, con l’augurio di poter in futuro stringergli la mano, magari a Venezia / Al-Bunduqyyia, e congratularmi di persona con lui, perché oggi con la sua onestà intellettuale e coerenza sta riscattando la dignità del nostro Paese, troppo spesso dimenticata da chi dovrebbe rappresentarlo. Caro Moni: “Rari nantes in gurgite vasto”.

    Presidente Al-Bunduqiyya Assadakah – Ing. Paolo Capuzzo

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